Var e polemiche il solito teatrino

Var

Il fuorigioco del 2-2 dell’Inter, il rigore su Darmian contro il Verona, il fuorigioco di ieri a Firenze fischiato a Gervinho (su segnalazione dell’assistente di linea). Prendiamo solo gli ultimi tre casi capitati al Parma nelle ultime tre gare di campionato. Focalizziamoci solo su quelli più eclatanti, senza andare troppo indietro con la memoria, dove comunque gli episodi e i sospetti non mancano.
Tre episodi di malagestione, errori e in alcuni casi supponenza arbitrale, perché il Var è stato introdotto per spazzare via le decine di dubbi che in passato comportava ogni giornata di campionato. Niente. Il risultato è deprimente. Troppe casistiche e troppa discrezionalità.
Bene o male tutte le 20 squadre di A hanno di che lamentarsi. Dal maestro Ancelotti a D’Aversa. Chi con toni pacati e chi alzando la voce.

Un malcontento generale a cui l’Aia (associazione italiana arbitri) non fornisce mai risposte adeguate, se non appellandosi a regolamenti e postille varie, quando la realtà dei fatti dice che ogni arbitro interpreta le situazioni a modo suo, senza parametri uniformati. Oggi è fallo di mano (De Ligt), domani no. Dopodomani forse. L’anno prossimo chissà.
Approssimazione all’italiana. Ma gli arbitri non ricordano, o ignorano, che il calcio è finanziato da privati e da centinaia di migliaia di tifosi, i quali vogliono e pretendono rispetto, certezze e trasparenza.

Tutte e 20 le società di A si diano una svegliata, così non si va da nessuna parte. Le regole del Var (Video Assistant Referee) vanno modificate quanto prima, abolendo il divieto imposto dal Protocollo federale che impedisce ad allenatori e calciatori di richiedere l’intervento del Var.

Le riunioni e gli incontri non hanno portato i frutti sperati. Così come probabilmente non servirà il nuovo appuntamento proposto
dalla Figc, di concerto con il presidente Aia Nicchi e il designatore Rizzoli “tra arbitri, allenatori e capitani della squadre di serie A, al quale potranno accedere anche i rappresentanti dei media. Lo spirito della riunione – conclude la Figc -, nella massima collaborazione tra tutte le componenti, è quello di ricondurre la dialettica legata alle decisioni arbitrali su binari di correttezza reciproca e, allo stesso tempo, fornire a tutti gli addetti ai lavori gli strumenti necessari di conoscenza della materia per poter giudicare con oggettiva imparzialità”. Già, imparzialità. E uniformità. Belle parole, ma servono i fatti e nuove regole.