
Capitani per sempre: al Museo Ceresini protagonisti Ambrosi, Delprato e Minotti
La ricchezza tramandata dalle memorie scritte e orali, il potere terapeutico dei libri, ma soprattutto l‘esempio delle gesta dei capitani: quelle figure iconiche, intergenerazionali, e perciò resistenti al tempo, sono al centro dell‘ultimo libro del giornalista Gianfranco Coppola.
Capitani per sempre - Storie e leggende di campioni con la fascia. Dal Napoli ai grandi club del calcio italiano – il cui ricavato sarà devoluto per sostenere i progetti della Comunità Casa di Tonia - è stato presentato ieri sera al Museo Ceresini, presso lo stadio Ennio Tardini di Parma, in un evento organizzato in collaborazione con l‘USSI, alla presenza di uno dei protagonisti dei capitoli trattati nel volume: quel Lorenzo Minotti (clicca qui per la nostra intervista) che nel suo lungo periodo gialloblù (dal 1987 al 1996) si affermò più di tutti come il capitano: «Fare il capitano è una vocazione: capitano ci nasci. È un ruolo con tanti doveri e tante pressioni: si diventa un riferimento per il club, i compagni e la tifoseria. Al giornalista parmigiano Gianluca Zurlini il compito di ricordare le gesta di Minotti, mettendole per iscritto, nero su bianco, per il libro di Coppola: «Avevo il timore di cadere nella retorica. Lui è stato un fantastico rappresentante del Parma sia nei momenti belli che nei periodi più duri».
Ora nel Parma Calcio a prendere, idealmente, i gradi che furono portati con grande onore ci sono Enrico Delprato (capitano della seniores maschile) e Caterina Ambrosi (capitana della seniores femminile). «Non mi aspettavo la fascia, perché quando sono arrivata a Parma c‘erano già delle giocatrici dall‘anno precedente - ha detto quest‘ultima –. Ma l‘allenatore ha creduto tanto in me e ha fatto cambiate idea anche al direttore sportivo, mi ha fatto capire il peso di portare la fascia qui rispetto ad altre realtà. È uno stimolo che ti dà una spinta in più».
«È una responsabilità, devi rappresentare i tuoi compagni, capire il carattere dei ragazzi e provare a dare sempre il buon esempio» spiega, invece, Delprato che continua a coltivare anche il sogno di arrivare in Nazionale. «Per ora auguro il meglio a tutti quelli che ci sono. Io ho fatto tutte le giovanili in Azzurro, ma la nazionale maggiore è il sogno di chiunque giochi a calcio. Per me passa tutto dalle prestazioni con il Parma».
Chissà che in futuro, in una nuova opera di Coppola, magari aggiornata in versione bandiere non ci siano anche gli attuali capitani del Parma. Intanto, il giornalista napoletano ha rivelato la genesi di Capitani per sempre: «Vorrei che fosse un calcio più per la tifoseria, più per la gente, meno social. Il libro è rivolto alla generazione di adesso: il calcio è maglie in lanetta, il calcio è un logo stilizzato ma ancorato alla propria natura. Ho voluto fare questa scelta per esaltare un ruolo di grande responsabilità: il capitano. Ovunque la fascia per il tifoso significa individuare un primo interlocutore. Il calcio, giocato da uomini o da donne, è uguale e ha gli stessi valori: il capuano serve a tutti e con piacere. Grazie ai capitani per sempre, ci hanno dato una grande emozione».
