Il rosso a Suzuki: la discrezionalità degli arbitri nell‘era del Var

Il cartellino rosso sventolato in faccia a Suzuki (dopo un giallo 15 minuti prima per perdita di tempo) per un intervento scomposto ma comunque efficace su Neres (minuto 79), in perfetto stile kung-fu, fa ancora discutere; eccome.  

Un episodio che ha profondamente cambiato l‘inerzia della partita e indirizzato il risultato finale (2-1), perché con le cinque sostituzioni già effettuate, il Parma si è ritrovato con il povero Delprato in porta, dopo aver indossato maglia e guanti di Chichizola. 

Decisione assolutamente corretta secondo molti moviolisti nazionali, ma i dubbi restano e si alimenteranno col passare delle settimane, perché quanti altri episodi simili si vedranno sui campi di serie A? Magari in area di rigore, dove il portiere prima anticipa il giocatore e poi lo travolge con il proprio corpo o con i propri piedi? 

Il rosso di ieri allo stadio Maradona di Napoli è figlio della discrezionalità dell‘arbitro Tremolada il quale non ha visionato in alcun modo il Var e ha applicato alla regola il principio secondo cui l‘intervento di un giocatore con negligenza, imprudenza o commesso con vigoria spropositata può essere sanzionato col cartellino (giallo o rosso), indipendentemente dal fatto che prima abbia colpito (o no) il pallone. 

Vedremo se da oggi in poi ci sarà un seguito a questa decisione, ma dubitiamo fortemente, perché la coerenza nel calcio italiano è un optional. Con questo non vogliamo creare alibi a Suzuki, l‘intervento su Neres è giusto nei tempi ma decisamente scomposto.  

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