Keita: «Gioco nel nome di Mandela e coi consigli di Van Bommel»

Mandela day. Il titolo questa volta è facile, perché oggi è tempo di presentazioni per l’ultimo arrivato in casa Parma, il belga Lamine Mandela Keita.

Il centrocampista, classe 2002, arrivato dall’Anversa nell’ultimo giorno di mercato è stato accolto dalla stampa locale nella conferenza di benvenuto, a cui ha dato il là il direttore sportivo Pederzoli (clicca qui), che ha colto l‘occasione per esprimere la soddisfazione per l‘acquisto di un giocatore già nel mirino di Bologna e Napoli e, anche per questo costato 15 milioni di euro.
Il protagonista assoluto, però, è stato Mandela, che si è presentato con un saluto in un italiano non ancora perfetto, ma già accettabile per uno che è qui da nemmeno una settimana: «Ciao a tutti. Va tutto bene, voi? Non capisco l‘italiano, ma inizio a capirlo».

Dall‘origine del suo nome - che già lascia capire le sue caratteristiche di combattente e spirito libero - ai consigli dell‘ex allenatore Mark Van Bommel, ex centrocampista fra le altre anche del Milan, passando per la sua posizione in campo, il tifo per il Barcellona e, infine, un aneddoto che lo lo lega direttamente alla storia del Parma: è nato il 10 maggio 2002, lo stesso giorno in cui i gialloblù vinsero la loro ultima Coppa Italia con il gol di Junior contro la Juventus.

Di seguito le parole rilasciate dal nuovo acquisto durante la conferenza stampa di presentazione, a cui era presente per SportParma il giornalista Lorenzo Fava.

PERCHÉ PARMA «Il Parma si era già interessato a me, ero lusingato. Il Parma Calcio ha una storia di tutto rispetto. Oltre a questo, l‘allenatore, il direttore sportivo mi hanno dato una certa fiducia e mi hanno incoraggiato. Mi è piaciuto molto la mentalità positiva, che ritengo necessaria per giocare in un campionato difficile come la Serie A. Se lavoriamo assiduamente, possiamo ottenere risultati importanti. Tutto questo mi ha convinto ad accettare questa sfida».

LE CARATTERISTICHE «Sono sicuramente un giocatore che ama giocare sodo e contribuire al successo della squadra per raggiungere il più alto livello possibile. Sono veloce, agile, scattante, in grado di recuperare la palla, sicuro nei contrasti. Non ho paura».

NEL NOME DI MANDELA «Ho deciso di utilizzare il mio nome sulla maglietta, lo porto con orgoglio. Il nome dice tutto. è stato scelto da mia madre, ce mi ha cresciuto da sola: i ha sempre detto di non arrendermi mai,. ma con i piedi per terra, con umiltà, come ha fatto Mandela. un grande combattente, che ha portato il rispetto vero».

QUEL 10 MAGGIO 2002 «Effettivamente ho notato questa cosa, il giorno che abbiamo fatto la foto. Sembra un segno del destino. Il mio obiettivo è aiutare la squadra a crescere, fare quello che il mister mi chiederà, migliorarmi, contribuire alla squadra giocando il più possibile. La squadra sta mostrando un buon calcio: lo ha già dimostrato, a parte il fatto che a Napoli c‘è stata sfortuna. Ho percepito vibrazioni positive, ho notato un buon gioco della squadra. Obiettivi immediati: lavorare sodo, piedi a terra, con grande umiltà».

PRONTO PER GIOCARE «Sì, sono pronto al 100%. Ho giocato l‘ultima gara con l‘Anversa, sono pronto sia a livello fisico che psicologico, non vedo l‘ora di iniziare».

LA NAZIONALE BELGA «Chi non desidera giocare con la Nazionale? C‘è un bel gruppo, per cui trovo importante mostrare quello che valgo qui a Parma. Come ho detto prima, lavorando sodo e aiutando il Parma a ottenere buoni risultati. Credo che questi siano buone premesse per ambire alla Nazionale».

FORZA BARÇA «Sì, certo mi piace il Barcellona. Ronaldinho era il mio mito da bambino, il mito di tanti. Tra i giocatori ancora attivi che abbiano le mie caratteristiche mi piacciono Kanté e De Jong, ma non voglio diventare la loro copia: mi piacerebbe prendere caratteristiche dell‘uno e dell‘altro, per arrivare a livelli più. Probabilmente mi ispiro a entrambi: mi auguro che il mister mi faccia giocare e che mi aiuti a migliorarmi».

IL NUMERO DI MAGLIA «Il 16 era a disposizione, ormai ne erano rimasti pochi. Mi auguro che mi porti bene».

CON E CONTRO SUZUKI «Suzuki non l‘ho ancora incontrato perché p via von la nazionale. Ma per puntualizzare ho sempre vinto contro Suzuki. Al di là dio questo, è un ottimo portiere: ha ottimi riflessi. Però ora non c‘è più rivalità, giochiamo nella stessa squadra».

I CONSIGLI DI MARK «Van Bommel mi ha parlato dell‘Italia, è stato un piacere lavorare con lui, proprio perché è stato un centrocampista e mi ha aiutato tantissimo, insegnandomi tanti dettagli. Quello che mi ha detto è che nel campionato italiano bisogna lavorare sodo, dare tutto quello che si ha, essere molto astuti. é stato un onore lavorare con il mister e ricevere i suoi suggerimenti».

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