COMMENTO: errori e sprechi Parma sfasato

COMMENTO:

I numeri di Atalanta-Parma fotografano (quasi) perfettamente l‘andamento di una partita che i crociati hanno interpretato benino per un tempo, il primo, e male nella ripresa. Il 3-0 finale è una mazzata che lascia poco spazio alla fantasia e alle recriminazioni. I numeri, dicevamo: 19 tiri in porta dell‘Atalanta contro i 9 del Parma; 14 nello specchio della porta di Sepe (compresa una traversa di Ilicic) e 5 in quello di Berisha. 67% possesso palla per i bergamaschi e 33% per i crociati. Cifre inequivocabili, anche se vanno interpretati e contestualizzati, perché nel primo tempo il Parma, pur rischiano qualcosa, non aveva demeritato, grazie al solito atteggiamento difensivo che toglie fiato e spazi agli avversari, con il baricentro molto basso e un pressing ad alta intensità; oltre alle ripartenze che però oggi non hanno potuto contare sull‘estro e le galoppate di Gervinho, apparso fuori giri per tutta la partita e osservato speciale di tutti i difensori dell‘Atalanta che alla fine lo hanno annullato del tutto. Fatto sta che nei primi 45 minuti l‘ex Ceravolo è andato vicino al gol in due occasioni (di testa e di tacco), grazie anche ad un ispirato Siligardi, l‘unico del tridente con la luce sempre accesa, ma sostituito nella ripresa per Di Gaudio (mossa infruttuosa).

I secondi 45 minuti sono tutta un‘altra storia: la diga del centrocampo crociato ha ceduto e la difesa è rimasta esposta alle intemperie, con Ilicic che sembrava il demonio e Sepe preso a pallonate. Sul primo gol ci si è messa la sfortuna (autogol di Gagliolo), ma il Parma non ha mai avuto la forza di abbozzare una reazione e riversarsi nella metà campo avversaria, un po‘ per indole e un po‘ per scoraggiamento. Queste purtroppo sono le conseguenze di una mentalità votata alla fase difensiva, ma sono anche gli effetti collaterali della lunga lista di infortunati che priva D‘Aversa di valide alternative che possano trasformare la squadra in un modulo differente rispetto al 4-3-3 iniziale. E poi c‘è il valore dell‘Atalanta, squadra di un livello superiore, piena di talenti e con un gioco super collaudato. Una squadra di fascia medio-alta.

La seconda sconfitta consecutiva non è un campanello d‘allarme né l‘inizio di una crisi. Ma è chiaro che ci sono diverse situazioni da migliorare, sia nella fase difensiva, oggi apparsa meno sicura rispetto al passato, sia in quella offensiva dove, senza Inglese e con Gervinho in giornata no, bisogna inventarsi qualcosa di alternativo per il futuro.
La strada verso la salvezza è questa, difficile e tortuosa, e soprattutto senza illusioni. Conta di più vincere domenica prossima contro il Frosinone.