IL COMMENTO: magia e follia ambizioni e rabbia. Tutto invariato a parte Canini

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Magia e follia, consapevolezza e rabbia. Il post Venezia (2-2) è un subbuglio di emozioni e sensazioni. La classifica e il distacco tra le due squadre resta invariato: il bicchiere e mezzo pieno, anche perché, come dice D’Aversa, il campionato è lungo e, aggiungiamo noi, articolato. Può succedere di tutto. Ma se in squadra hai un giocatore come Canini, con oltre 12 anni di esperienza tra i professionisti e 9 presenze nella Nazionale Under 21, che non regge le tensioni di un big match e si fa espellere a fine primo tempo per due cartellini gialli (il primo fallo era ai limiti del rosso), con la propria squadra in vantaggio di due gol, allora i sogni di gloria rischiano di frantumarsi malinconicamente.
E’ quello che è successo oggi a Venezia, dopo un primo tempo interpretato perfettamente dal Parma, che per l’occasione ha indossato il 4-3-3, un abito super offensivo che fa capire sin da subito le intenzioni bellicose di D’Aversa (Mazzocchi terzino destro, i rientranti Nocciolini e Baraye nel terzetto offensivo); lo stesso sistema di gioco del collega Pippo Inzaghi (tarantolato in panchina come da giocatore) che, a dire il vero, ha impiegato una mezzoretta a capire che i suoi stavano imbarcando acqua da tutte le parti; l’ingresso di Fabris (un terzino destro molto offensivo) ha cambiato il volto del Venezia e della partita. Prima di allora super Nocciolini (assist e gol) e il felino Baraye, in appena 3 minuti, avevano mandando in deliro gli oltre 1400 tifosi crociati che si sono gustati in prima fila il doppio vantaggio (de gol sotto il settore ospiti). Un uno-due che, comunque, non aveva mandato al tappeto i lagunari la cui reazione aveva prodotto una traversa e un mezzo miracolo di Frattali, in risposta ad un missile terra aria di Acquadro.

L’espulsione dell’ingenuo Canini cambia radicalmente il volto della partita e rianima ulteriormente il Venezia: ad inizio ripresa Inzaghi manda in campo la quarta punta (Marsura), D’Aversa risponde con Saporetti prima (al posto di Baraye) e Benassi dopo (per Nocciolini), l’area di rigore si intasa, i pericoli si moltiplicano, i crociati abbassano il baricentro e sulle fasce Mazzocchi e Nunzella vanno costantemente in difficoltà. Il fortino crociato resiste poco: ad inizio secondo tempo Moreo (di testa) e poi Geijo su rigore (fallo di mano di capitan Lucarelli che non contesta la decisione dell’arbitro) ristabiliscono la parità e le distanze. E probabilmente è giusto così, per quello che si è visto nei secondi 45 minuti.

Sul banco degli imputati, dunque, finisce Canini. La sua espulsione ha cambiato la partita, non ci sono dubbi e ha impedito all’allenatore di gestire il doppio vantaggio con cambi mirati e variazioni di modulo. Poi il Venezia avrebbe potuto pareggiare ugualmente, ma sarebbe servita un’autentica impresa. E per quanto visto nel primo tempo, sinceramente, il pareggio sembrava utopia.
Il calcio è questo, nulla è scontato. Alla fine dei conti resta la consapevolezza che questo Parma ha qualcosina in più del Venezia, un potenziale che potrebbe fare la differenza da qui alla fine della stagione. Una forza interiore ed esteriore che con gli innesti di Frattali, Munari e Scozzarella ha raggiunto livelli altissimi. E tra poche ore il ds Faggiano piazzerà altri due colpi importanti. Perché la corsa alla serie B resta apertissima.

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